Lettera a Stefàno, Sindaco di Taranto

Pubblicato il da Simon Arturo Paride

All’interno di una logica di mercificazione di tutto ciò che ci circonda, anche il diritto alla vita sta passando sotto il condizionamento delle leggi economiche. Complici i governi di tutti gli Stati Occidentali e di alcuni Stati Orientali, asserviti a una dilagante e cinica politica di Mercato. La gestione dell’acqua non è un problema di ingegneri e di tecnici, ma un problema di democrazia. Nel 2000 erano circa unmiliardoquattrocentomila le persone che non avevano accesso all’acqua potabile. Duecento milioni di bambini muoiono ogni anno per il consumo di acque insalubri. L’inquinamento dell’aria uccide oltre quarantamila persone all’anno solo in Austria, Francia e Svizzera.  Tratte di donne e bambini, speculazione di organi soprattutto estratti da minori, oltre alla continua espansione del mercato della droga e delle armi, sono la degenerazione a cui l’umanità - cosiddetta evoluta - è pervenuta, abbandonando i principi e i valori morali su cui si basava la precedente vita dei popoli civili, mentre riteneva e ritiene tuttora alto il valore accecante del denaro.

 

“Il marziano mi ha incontrato per strada e ha avuto paura della mia impossibilità umana. Si è chiesto e mi ha chiesto: come può esistere un essere che nell’esistere mette un così grande annullamento dell’esistenza?”

 

La società del consumo finalmente è arrivata alla sua naturale fine?! Riconosce solo le leggi della produzione a tutti i costi e del consumo a tutti i costi?! Ma tutto questo –si sa- prima o poi sarebbe giunto a un epilogo! Non riconosce altri sbocchi! E’ imballata !!!

Il consumo pro-capite di un nordamericano è circa 31 volte più alto di quello di un africano.

Se, improvvisamente, tutti i cittadini del mondo consumassero, come i nordamericani, le riserve mondiali di petrolio si esaurirebbero in circa 8 anni anziché in 50!

Nel mondo vi sono circa 100 milioni di migranti, conseguenza di sovrappopolazione e della povertà in cui sono costretti a vivere gli abitanti del Sud del mondo. Nel 1950 delle 30 più grandi agglomerazioni urbane nel mondo, 20 erano localizzate al Nord e 10 al Sud. Nel 2000 sono 8 nel Nord e 22 nel Sud! Il tasso di crescita demografica del Terzo Mondo è del 2% l’anno, che significa il raddoppio della popolazione in circa 35 anni. E ogni anno, nel mondo, non vengono registrate circa 40 milioni di nascite.

In Italia l’incidenza della povertà era, nel 1999, rappresentata dal 6,4% delle famiglie. Oggi siamo arrivati a circa l’8,50%. La povertà è concentrata al sud dove sono povere oltre il 14% delle famiglie. Al nord il tasso risulta superiore al 2,2% e al centro è superiore  al 3,6%. La tipologia delle famiglie povere, in cui l’incidenza della povertà è superiore alla media, è quella in cui sono presenti più figli, o quelle rappresentate da un solo anziano, soprattutto se di sesso femminile.

 

L’uomo è, prima di tutto, un essere sociale. Il nostro avvenire non consiste certo nel raggiungimento dell’immortalità attraverso l’invenzione di nuovi farmaci o la scoperta di una panacea alla morte, ma attraverso la costruzione di una società della solidarietà e della collaborazione, dove ognuno di noi trova il suo posto, senza discriminazioni!!

 

Il fine di uno Stato è quello di riconoscere, garantire e - ove è necessario - incrementare e promuovere i diritti fondamentali dell’uomo. Il necessario appartiene di diritto a ogni uomo che viene al mondo!

Nel presente sistema economico di libero mercato si assiste a una corsa sfrenata verso l’accrescimento dei beni materiali, che, spesso, non si arresta neppure di fronte alle più palesi violazioni dei diritti della persona e della famiglia. Il PROFITTO non può essere il criterio di fondo della vita economica né l’obiettivo finale di una civiltà che voglia fregiarsi della connotazione di “umana”!!

 

L’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente per il bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori è l’identità della democrazia.

La ricchezza economica di un paese non è data solo dall’abbondanza di beni, ma ancora di più dalla loro reale ridistribuzione secondo giustizia, a garanzia dello sviluppo personale dei membri della società. Questo è il vero scopo dell’economia di una nazione.

Una società diventa tanto più ingovernabile quanto più aumentano le domande della società civile e di contro non aumenta corrispondentemente la capacità delle istituzioni di rispondervi.

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.(Montesquieu diceva che “un uomo è povero non già quando non ha niente, ma quando non lavora.”) La sovranità appartiene al popolo ( Flaiano diceva che “ i nomi collettivi servono a far confusione. Popolo, pubblico….Un bel giorno ti accorgi che siamo noi, invece credevi fossero gli altri”), che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione” (art.1 della Costituzione Italiana).

 

I Comuni valorizzano le libere forme associative e promuovono organismi di partecipazione dei cittadini all’amministrazione locale, anche su base di quartiere o di frazione. I rapporti di tali forme associative sono disciplinati dallo Statuto Comunale (L. 142/1990).

 

I cittadini non devono trovare identità nelle somiglianze etnico-culturali, bensì nella prassi di esercitare attivamente i loro diritti democratici di partecipazione e comunicazione.

Un proverbio vietnamita diceva: se tu non accendi il fuoco. Se io non accendo il fuoco. Se noi non accendiamo il fuoco in che modo le ombre della notte potranno mai diventare luce?

 

CITAZIONE CHE CALZA A PENNELLO PER IL SINDACO STEFANO:

Donare per niente è il colmo dell’assurdità, dal momento che la saggezza moderna pone l’avere al di sopra dell’essere. Ma è proprio in questo contesto che il servizio disinteressato all’uomo ha effetto di shock… La forza della gratuità è irresistibile; ride delle norme correnti, delle convenzioni e dei calcoli. (L. Di Liegro)

 

Il cammino della democrazia è stato un lento, progressivo combattere ogni forma di tirannide-dittatura-assolutismo per consentire alle persone - singole e riunite in popolo – di cancellare schiavitù e sudditanze e sentirsi cittadini liberi di determinare il loro destino – prossimo e lontano – in una visione di benessere comune, segnata da un sistema di leggi autonomamente scelto.

L’aspetto nuovo dell’affermazione della cittadinanza è l’accentuarsi del diritto delle persone a “partecipare”, cioè a concorrere ad amministrare la cosa pubblica, sia pure in maniera mediata attraverso parlamenti e governi liberamente (l’inserimento del mercato nella politica lascia spazi per la libertà?) eletti.

In Italia il termine più recente di questo cammino partecipativo è sussidiarietà, (vedi Riforma della Pubblica Amministrazione), da intendersi come spinta a porre sullo stesso piano Stato e cittadini, in una comune integrazione di atti e di intenti, con lo Stato attento a dare una mano alle persone            (aiuto-subsidium) quando queste non ce la fanno con i propri mezzi. In questa visione le forze sociali trovano un riconoscimento forte del loro impegno. Avviene così che i cittadini, soprattutto se riuniti in associazioni, possono esercitare forme di azione popolare (quando mancano i necessari interventi da parte dei consigli comunali); forme di consultazione popolare  (possibilità per le persone di essere ascoltate su decisioni che l’amministrazione locale deve adottare; forme di istruttoria pubblica; dibattiti sulla natura e modalità delle delibere); forme di diritto di accesso e di informazione (possibilità di richiedere copia degli atti amministrativi). Bisognerebbe, laddove non ci fosse, adottare una Carta dei Diritti da parte del Comune, oppure modificarla o renderla più analitica in base alle nuove esigenze, renderla visibile attraverso pubblicazioni e altre fonti di comunicazione, avvalendosi anche delle nuove tecnologie (programmi informatici, sportelli informatici e di consulenza), e attraverso la collaborazione di vari enti (Poste, banche, ASL, ecc.).

 

La politica è l’arte di governare lo stato, come la città. In quanto tale è strumentale al bene comune e alla giustizia; opera per ricomporre e mediare gli interessi particolari con quelli generali. Deve rifiutare di sottoporsi a caste e corporazioni, perseguendo la convivenza e la coesione sociale. Deve definire i progetti e organizzarne la realizzazione. Bisogna avere l’occhio puntato sulle persone, sui loro bisogni diversificati e mutevoli, ponendosi costantemente l’obiettivo vigile della giustizia e dell’uguaglianza, attraverso l’organizzazione dei servizi che evitano l’abbandono e l’emarginazione, creando continuamente una gamma di opportunità che stimolino e facciano esercitare la libertà, l’autonomia personale nonché l’iniziativa. La politica sociale deve saper cogliere i cambiamenti della società, quelli politici e culturali, deve saper adeguare le politiche e gli strumenti, affinché le persone non si sentano sconfitte dai cambiamenti (che ormai avvengono repentinamente). Deve porre al primo posto i valori morali, ormai offuscati dalla corsa al materialismo; deve considerare i più deboli sia a livello economico che relativamente ai bisogni psico-fisici. Deve umanizzare perfino le nuove tecnologie e i nuovi sistemi organizzativi, così ricchi di creatività, ma così poveri di valori (Valori = Umanità). Deve tenere conto dell’aumento della durata della vita, considerando la vecchiaia non un peso per la società, ma una risorsa (riscoperta di potenziali collaborazioni fra giovani e anziani; nuovi lavori per gli anziani, come le attività artigianali), perseguimento dell’autosufficienza attraverso la prevenzione e la riabilitazione; superamento della solitudine attraverso una viva presenza sul territorio di case-famiglia e di comunità familiari.

La politica sociale deve tener conto dei flussi migratori, che richiedono servizi di accoglienza e di preparazione all’inserimento sociale.

Deve organizzare servizi per le persone disabili (accoglienza e integrazione sociale).

Deve organizzare nuclei di controllo affinché le scelte politiche locali siano in sintonia con quelle della popolazione, nonché di controllo della efficienza, efficacia e qualità dei servizi adottati attraverso quelle scelte.

 

Taranto, 19 giugno 2007

 

 

Con tag Lettere

Per essere informato degli ultimi articoli, iscriviti:
Commenta il post